venerdì 27 aprile 2012

LA DIFFERENZA DEL RISOTTO



Stesso problema anche con  il radicchio tardivo che si affaccia nella Gioiosa Marca già da ottobre : a gennaio dopo 4 mesi, quando arriva quello vero ( e meno buono, sic!) hai già dato fondo a tutte le possibili combinazioni, setacciato tutta la rete, spiato nei menu degli chef …
Con l’asparago il problema è un po’ meno complesso perché questa pianta ( bianca qui da noi, perché privata di  fotosintesi) ha una vita meno lunga. Si affaccia in aprile e sopravvive fino a maggio. Poi si dissolve.
Ma il risotto, quello incombe…
Una possibile soluzione :



3 etti di carnaroli
9 etti di asparagi bianchi freschi
1 cipolla fresca
Brodo fatto con 5/6 gambi di asparagi, poco dado e sale
Poco latte
Parmigiano grattugiato , quanto piace
Burro,olio, sale e pepe speziato
1,5 etti di ricotta pugliese
1 cucchiaino di crema di rafano

Si prepara la crema al rafano : si stempera la pasta al cren nella ricotta lasciata a temperatura ambiente e si aggiunge un po’ di sale. Si mescola bene e si ripone in frigo per circa 3 ore.
Si fa un normale risotto : si trita la cipolla e si fa sudare in olio e burro, dopo poco si aggiungono gli asparagi tagliati a rondellone ( per due terzi, la punta e un pezzettino si tengono) e si cuociono con sale e poca acqua per circa 20 minuti. Poi si passa tutto al mixer ad immersione. Aggiungiamo ora le punte e la parte sottostante tagliata a rondelline sottili e facciamo andare ancora 15 minuti circa.
Si aggiunge il riso e si cuoce a fuoco allegro per il tempo necessario aggiungendo il brodo vegetale. Io metto anche un goccio di latte verso metà cottura. Il parmigiano alla fine.
Si impiatta con una bella spruzzata di pepe ( uso un pepe misto e speziato, che sta bene) e una quenelle a lato della crema.
Questo piatto è piaciuto anche agli altri nonni e può diventare un classico della stagione.




venerdì 20 aprile 2012

MILLEFOGLIE DI ALICI FRESCHE E POMODORI

Be’ …millefoglie è un po’ esagerato , diciamo una due foglie? Ripiena di pane al pomodoro, alici fresche e cosparsa di pomodorini.





Insomma siamo tra le onde del mediterraneo …
La zattera è costruita da Valeria Piccini ( di Caino a Montemerano), però parecchie assi sono state da me sostituite.

Nuotiamo subito ( per 4 naufraghi)  :

la pappa al pomodoro :
200 gr di pane un po’ raffermo ( tipo dell’altro ieri)
6 pomodori Piccadilly ben maturi
1 spicchio d’aglio
1 costa di sedano
Basilico
Olio, sale e pepe

La pasta croccante :
pasta filo in fogli ( o sfoglia classica per paste ripiene)
1 limone bio ( la scorza)
Poco burro

Tutto il resto:
14 alici fresche
10 pomodorini zatterino ( ops  datterino)
10 olive taggiasche
1 cucchiaio di capperi microbi di Pantelleria
1 panino di ieri
Erba cipollina
Prezzemolo
Basilico
Olio sale e pepe

La signora Valeria ha aggiunto a questo piatto del sorbetto di pomodoro che ho evitato perché certe volte il freddo non mi convince ( e che sostituirò nella prossima vita con una semplice mousse di pomodoro ) e delle bucce di pomodoro essiccate ( che mi sa di accanimento di recupero, mica vogliamo essere deflattivi , vero?)





Ecco come si fa questa cosa fresca e marina:

per la pappa:
tagliare i pomodori in quarti , rosolare aglio e olio e aggiungere i pomodori  insieme al sedano; far fare acqua per 10 minuti poi passare e ottenere il liquido, a questo aggiungere la mollica di pane ( dopo aver tolto la crosta) e far andare sul fuoco ancora qualche minuto, amalgamando; freddo, aggiungere basilico e aggiustare di sale e pepe.

Per la pasta croccante:
stendere un foglio di filo spennellarlo con poco burro fuso e cospargere di limone grattato; sovrapporre un secondo foglio e ripetere la spennellata e il resto. Ancora un terzo foglio ma senza il limone giusto per complicarsi la vita. Con un coppapasta tagliare dei dischi di 8 cm metterli tra due fogli di carta forno e cuocerli a 200° per circa 4 minuti.
(oggi ho sperimentato una nuova versione senza passare dal forno : ho tagliato dei dischi di pasta classica tirata molto sottile e li ho cotti in poco burro e scorza di limone, come fossero dei chapati, per intendersi, hanno un aspetto interessante)

Montaggio :
. far marinare le alici deliscate per due ore con limone ( la Valeria no, le lava solo)
. preparare un  olio al prezzemolo frullando circa 20 gr di prezzemolo con qualche cucchiaio d’olio (io ho provato anche con il basilico ma non so ancora quale versione ha vinto, perché quella al basilico la provo stasera, quella al prezzemolo cmq funziona bene), grattugiare grossolanamente il panino di cui vi siete privati ieri e condirlo con l’olio, poi far essiccare in forno per qualche minuto a 60° ( nella II versione, oggi, l’ho fatto in padella perché non sono passata via forno)
. tritare i pomodorini, le olive e i capperi sciacquati, con l’erba cipollina.condire con sale olio e pepe.


Mettere sul fondo un disco di filo, sopra sistemare un po’ di pappa  di pomodoro dandole forma con il coppapasta, sopra ancora sistemare le alici. Condire con olio sale e pepe.
Disporre un disco di pasta filo sulle alici e sopra questo il pangrattato condito,la brunoise di pomodorini e  una foglia di basilico ( fritta naturalmente perché non vi basta mai). 



lunedì 16 aprile 2012

EMOZIONE ISPANO-AUSTRALIANA

Perché : l’originale bellissimo di “la ciliegina sulla torta “ forse anche più bello dell’originale di Pierre Hermé seguiva passo passo il maestro : gelatina di litchi , biscotto Joconde, gelatina di lamponi, biscotto Joconde poi crema di cioccolato bianco al profumo di rosa e macaron col rosa. Bellissimo.
 Però ci sono delle cose che mi lasciano sempre perplessa, cioè quegli abbinamenti impossibili come questo : i litchi si riescono a trovare ( buoni) da novembre a gennaio, le rose in primavera. Infatti il vecchio Pierre consiglia di usare i litchi in scatola. Ma a Treviso rischi grosso se chiedi una cosa simile (dopo aver chiesto anche il rarissimo liquore di rosa ).
Allora da emozione solo spagnola ho fatto una virata australiana ( ma magari anche veneta) e sono finita a sostituire il litchi con il kiwi. Risultato organolettico buonissimo, estetico giudicate voi. Io proverò di nuovo con la pera.  






E sarà un’emozione a basso chilometraggio.
Dove mi allontano da Hermé lo segnalo :

Ecco i passaggi per 6 bicchieri :

macaron rosa:

100 gr farina di mandorle ben setacciata
100 gr zucchero a velo
41 gr di albumi freschi a temperatura ambiente
25 gr d’acqua
38 gr di albumi vecchi
Essenza di rosa
( P.H. usa anche polvere di bianchi : 2 gr)

Setacciare la farina di mandorle con lo zucchero a velo, unire gli albumi e il colorante ( ho messo un pelo di colorante in polvere e un po’ liquido). Portare lo zucchero semolato con l’acqua a 117° ( meringa italiana) ma quando siete a 108 iniziate a montare i bianchi vecchi e a quota 117 versate a filo lo sciroppo. Continuate a montare e fate raffreddare fino a 50° ( tiepido). Amalgamate al composto di mandorle e potreste dover smontare un po’ il composto ( girando con più energia) se fosse troppo denso. Mettete tutto in un sac a poche  con bocchetta liscia e fate dei dischi un po’ più piccoli dell’imboccatura dei vostri bicchieri ( fatene varie misure perché non sono proprio così governabili). Questo passaggio io l’ho saltato in pieno perché dovevo solo testare il piatto e infatti mi sono trovata dischi affondati nella mousse …( queste trasandatezze si pagano).
Cuocete a 160° per 8-9 minuti ( io vado a 180-190, perché ho un forno ameno). Conservarli in scatola di latta. Meglio sono dopo 3 giorni.


Biscotto Joconde

63 gr di farina di mandorle
63 gr di zucchero a velo
13 gr di burro fuso
18 gr di farina 00
55 gr di albumi a temp ambiente
9 gr di zucchero semolato

Montare molto bene metà delle uova con la farina di mandorle e lo zucchero a velo, almeno 8 minuti. Aggiungere le restanti uova e montare altri 10-12 minuti. Qui Pierre ti fa mescolare un po’ di impasto al burro. Ma io la prossima volta lo non farò perché non mi è molto piaciuto l’effetto. Quindi si aggiunge la farina setacciata con una spatola, delicatamente e poi il burro.
Si stende uno strato molto sottile ( se riuscite a 2 mm) e si cuoce per 8 minuti a 220°. Si fa raffreddare e si tagliano dei dischetti che entrino nei bicchieri prescelti.
Questi biscotti io li ho fatti il giorno stesso, perché a star lì mi pare che diventino gommosi.


Gelatina di kiwi.

300 gr di purea di kiwi
20 gr di succo di limone
2 cucchiai di zucchero semolato
2 fogli di gelatina

Queste sono mie dosi. Il kiwi è un po’ antipatico da gelificare ( ci sono dei commenti di Bressanini sull’argomento e seguendolo ) meglio far sobbollire per poco la purea con lo zucchero e quindi aggiungere la gelatina ammollata  almeno 5 minuti in acqua fredda. Poi versare nel fondo dei bicchieri, far raffreddare a temp ambiente  e quindi mettere in frigo per un’ora circa.

Gelatina di lamponi:

250 gr di purea di lamponi
2 cucchiai di zucchero semolato
2 fogli di gelatina

Scaldare qualche cucchiaio della purea di lamponi con lo zucchero e aggiungere fuori dal fuoco la gelatina ammollata, e il resto dei lamponi. Far raffreddare e mettere in frigo.

Crema alla rosa:

100 gr di cioccolato bianco (Ivoire Valrhona se lo trovate)
100 gr. di panna
120 gr. di panna
Estratto di rosa ( io 2 gocce di essenza)

Al micro far fondere dolcemente il cioccolato mentre si bollono i 100 gr di panna. Versarla sul cioccolato e aggiungere le gocce di essenza. Mescolare e  far raffreddare bene. Montare il resto della panna  e aggiungerlo delicatamente.  Hermè dice di montarne solo un quarto e incorporarlo al composto, e il resto incorporarlo con una spatola: io ho seguito questo metodo e la mousse viene bene, ma poiché ne ho avanzata un poca, quella rimasta è capicollata miseramente per cui aggiungerei tutta panna montata, anche se non troppo. Usare subito.


Montaggio :

sui bicchieri ripieni di gelée di kiwi appoggiate 1 biscotto giocondo, poi versate la gelatina di lamponi e fate rapprendere in frigo un’ora o poco più. Aggiungete quindi un altro biscotto e versate la mousse alla rosa. Al momento di servire appoggiate un macaron e su questo un petalo di rosa. Io quello l’ho tralasciato perché si trattava di una prova. Ma non mancherò nel definitivo bicchiere che proverò con la pera. ( a maggio per quando verranno  Alfonso e Nicoletta  a cena da noi ).  


giovedì 5 aprile 2012

ROTOLIAMO?



Quando inizia a salire la temperatura, scendo di parallelo a cercare le ricette. O no?
Controllato, l’Armenia è sotto, almeno rispetto al Veneto.
Si parte con rotolini-involtini. Naturalmente di melanzane. Ingrediente obbligatorio nella cucina armena. 






Questi si dovrebbero impastellare e friggere, ma temendo la pesantezza della pastella  vado di semplice fritto con farina di riso.
Poi nel mixer si mettono : poco pane ammollato nel latte e ben strizzato, aglio chi vuole io no, noci , prezzemolo sale e pepe. Questo nella versione originale. Poi ne ho fatta una mescolando a questo composto del tahine e poco yogurt bianco. Per dargli un po’ di verve. Provate entrambe e scegliete.
Andrebbero servite così, arrotolate intorno a questa crema. Magari con qualche oliva.

A me piacciono  su rucola e cubetti di pomodori, conditi. Anche olive naturalmente.

Proprio per essere precisi ecco gli ingredienti :
2 melanzane lunghe
Farina di riso q.b.
1 panino raffermo
Latte q.b.
100 gr di noci ( o noci e mandorle)
2 cucchiai di tahine
2 cucchiai di yogurt bianco
Sale
Pepe
Rucola
Pomodorini
Olive taggiasche